Mostra “Più cicli” di Elisabetta Bacci
Dal 10 October 2025 al 8 December 2025
Venerdì 10 ottobre 2025, alle ore 17.00, si inaugura una personale di Elisabetta Bacci all’ITIS di Trieste.
La mostra, che si intitola “Più cicli”, è costituita da opere disposte a parete, in modo da formare sequenze lineari o dittici o insiemi disposti secondo logiche di composizione primaria, come in un dialogo che va a instaurarsi tra opera e opera, tra colore e colore. Tutti questi lavori sono di formato quadrato e appartengono a vari cicli pittorici che l’autrice sta realizzando dal 2014. Il dialogo interiore che ne scaturisce è pertinente al concetto di ciclo, che nella mente dell’autrice si basa sulla varietà dimensionale e sul lieve slittamento da un colore all’altro, da una sfumatura all’altra.
La prima nota di evidente intreccio di storie tra i cicli pittorici qui esposti è la sottrazione che si sviluppa nel processo costruttivo di ogni singolo dipinto (una sottrazione che non nega la complessità, ma che vi aderisce nella somma di segni minimali e nella costante del numero tre (tre i colori impiegati in ogni opera, tre le campiture nelle quali detti colori si affermano); la seconda è la pacatezza di queste geometrie (le cui stesure sono tutte dipinte ad acrilico); la terza è la luce come punto di riferimento primario (e non solo relativa a una fonte luministica esterna, ma soprattutto a una luce intrinsecamente interiore o simbolicamente generata dall’opera); la quarta è la dominante cromatica che si manifesta in contrasti forti e decisi; la quinta è l’evocazione indiretta o fatta scaturire dall’interno della campitura. I punti di riferimento, o modelli culturali, vanno rintracciati nel silenzio della pittura di Edward Hopper e nelle sequenze cromatiche di Mark Rothko: ambedue questi autori ci riferiscono di una solitudine esistenziale e di una sconfitta dell’illusione realista.
Le opere esposte all’ITIS appartengono ai cicli: “Tebah”, “Fracture”, “Light Square” e “Siam”. Questo intreccio di diversi periodi, diviene una sorta di confronto, ma anche di narrazione che continua nel tempo: una specie di collaborazione a distanza iniziata con le primissime opere del ciclo “Tebah” che furono esposte al Museo d’arte moderna U. Carà di Muggia, per arrivare al ciclo “Siam”, iniziato a Bangkok nel 2023 e ancora in fase di sviluppo. Gli altri due cicli (“Fracture” e “Light Square”) fanno da ponte tra questi due punti distanti nel tempo e nello spazio, ma vicini nel processo mentale e spirituale. In definitiva, tra tutte queste opere si sviluppa un dialogo dato per assonanze, e incentrato sui princìpi della percezione luministica della realtà fenomenica.
La mostra sarà presentata da Gianni Spizzo e rimarrà allestita fino al giorno 8 dicembre.
Elisabetta Bacci è nata a Trieste e vive tra Trieste e Vadarci. Si è laureata all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e all’Università degli Studi di Udine.
La mostra, che si intitola “Più cicli”, è costituita da opere disposte a parete, in modo da formare sequenze lineari o dittici o insiemi disposti secondo logiche di composizione primaria, come in un dialogo che va a instaurarsi tra opera e opera, tra colore e colore. Tutti questi lavori sono di formato quadrato e appartengono a vari cicli pittorici che l’autrice sta realizzando dal 2014. Il dialogo interiore che ne scaturisce è pertinente al concetto di ciclo, che nella mente dell’autrice si basa sulla varietà dimensionale e sul lieve slittamento da un colore all’altro, da una sfumatura all’altra.
La prima nota di evidente intreccio di storie tra i cicli pittorici qui esposti è la sottrazione che si sviluppa nel processo costruttivo di ogni singolo dipinto (una sottrazione che non nega la complessità, ma che vi aderisce nella somma di segni minimali e nella costante del numero tre (tre i colori impiegati in ogni opera, tre le campiture nelle quali detti colori si affermano); la seconda è la pacatezza di queste geometrie (le cui stesure sono tutte dipinte ad acrilico); la terza è la luce come punto di riferimento primario (e non solo relativa a una fonte luministica esterna, ma soprattutto a una luce intrinsecamente interiore o simbolicamente generata dall’opera); la quarta è la dominante cromatica che si manifesta in contrasti forti e decisi; la quinta è l’evocazione indiretta o fatta scaturire dall’interno della campitura. I punti di riferimento, o modelli culturali, vanno rintracciati nel silenzio della pittura di Edward Hopper e nelle sequenze cromatiche di Mark Rothko: ambedue questi autori ci riferiscono di una solitudine esistenziale e di una sconfitta dell’illusione realista.
Le opere esposte all’ITIS appartengono ai cicli: “Tebah”, “Fracture”, “Light Square” e “Siam”. Questo intreccio di diversi periodi, diviene una sorta di confronto, ma anche di narrazione che continua nel tempo: una specie di collaborazione a distanza iniziata con le primissime opere del ciclo “Tebah” che furono esposte al Museo d’arte moderna U. Carà di Muggia, per arrivare al ciclo “Siam”, iniziato a Bangkok nel 2023 e ancora in fase di sviluppo. Gli altri due cicli (“Fracture” e “Light Square”) fanno da ponte tra questi due punti distanti nel tempo e nello spazio, ma vicini nel processo mentale e spirituale. In definitiva, tra tutte queste opere si sviluppa un dialogo dato per assonanze, e incentrato sui princìpi della percezione luministica della realtà fenomenica.
La mostra sarà presentata da Gianni Spizzo e rimarrà allestita fino al giorno 8 dicembre.
Elisabetta Bacci è nata a Trieste e vive tra Trieste e Vadarci. Si è laureata all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e all’Università degli Studi di Udine.
Costo
Gratuito
Contacts
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